All’inizio del nuovo anno “anno nuovo, vita nuova”, siamo moralmente obbligati a prendere in considerazione le indicazioni che il Papa ci ha dato circa il modo di relazionarci con la terra. “Se vi ho parlato delle cose della terra e non credete, come crederete se vi parlo di cose del cielo” (Gv 3,12). L’ascolto delle cose della terra non richiede soltanto un udito fine ma impegna tutti i sensi e una disposizione particolare dello spirito. La nostra incredulità non è forse all’origine della crisi ecologica che attraversiamo? Crediamo alle catastrofi soltanto quando sono avvenute.
Nell’enciclica “Laudato sì” il Papa ci invita ad “una conversione ecologica”che è una revisione profonda del nostro modo di vivere, consumare, esplorare e governare la terra. Secondo Papa Francesco questa conversione è indissociabile da una conversione sociale, di una trasformazione dei legami sociali che si riducono a dei rapporti di concorrenza e di dominio. Mettersi all’ascolto della terra è anche sentire i più poveri che per primi subiranno le conseguenze dei disastri ecologici. Come se i gemiti di una terra devastata si unissero a quelli dei poveri fino a formare un solo grido che fa prevedere la minaccia che incombe sulla nostra esistenza comune.
Papa Francesco ci chiama ad una vita più semplice, a considerare il nostro modo di essere nel mondo e sulla terra. Quando ero ragazzo i salesiani a scuola ci insegnavano a trattare le cose con rispetto pensando alla loro storia, la storia di un tavolo, di una sedia, di una strada, di una casa pensando a chi l’ha costruita, a chi la custodisce e a coloro che ne sono privi. Tutta la terra ha una storia , è quella che ci hanno costruito e affidato. A noi il compito di migliorarla e non di demolirla, sfruttandola fino alla sua distruzione completa.
“Insieme a tutte le creature – ci dice Papa Francesco – camminiamo su questa terra cercando Dio. Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza”.