XXV del Card. Poletti

Venticinque anni fa ci lasciava il Cardinale Ugo Poletti, allontanandosi nel tempo è facile vedere quello che quest’uomo fu capace di intuire del futuro, il suo sguardo profetico. Credo che in questo consista la vera grandezza di un pastore.

Ha guidato la chiesa di Roma a nome del Papa in un tempo particolarmente impegnativo, il dopo Concilio vaticano II. Ha vissuto responsabilmente il suo tempo vicino a tutte le crisi e accanto a tutti i germogli di vita. Non era mai neutrale.

Si sapeva cosa pensava, era capace di indicare la strada. Lo faceva col garbo che gli era proprio senza pestare i piedi a nessuno ma con quello stile che ormai avevamo imparato a conoscere. Era un vero pastore che, in testa al gregge, sempre al secondo posto, guidava con mano forte e tenerezza di padre.

Son tante le cose che ci ha insegnato anche se prevale su tutte la continua presenza tra il suo popolo. Non dava appuntamenti a nessuno, era sempre disponibile, qualsiasi romano che desiderasse parlare col Vicario del Papa era certo che dopo due ore era ricevuto nel suo studio. Così era informato di tutto e di tutti.  Alla sua morte ho sentito dalla viva voce di Papa Wojtyla “ dopo tanti anni non l’ho mai trovato scoperto né su una situazione né su una persona”. Era presente a tutti.

Nei tempi difficili è sempre stato presente personalmente. Quando i  Movimenti creavano problemi correva  da solo guidando personalmente la sua macchina ad ascoltare i contestatori di Prato Rotodo di Don Lutte e di don Girardi. Presente e fermo dinanzi alle proposte di Dom Franzoni e vicino alla famiglia di Aldo Moro nei momenti terribili del rapimento. Fu profetico nell’intravedere il futuro dei movimenti ecclesiali che nascevano a Roma. Fu vicino ai Neocatecumenali, li accompagnò nella loro nascita , nel loro sviluppo, nel nascere dei loro seminari, difendendoli  anche dalle gerarchie che non li vedevano di buon occhio . Fu vicino a quanto nasceva a sant’Egidio, a Comunione e liberazione e al  Rinnovamento dello Spirito quando una coppia di sposi li portò a Roma dal Canadà raccogliendo folle di fedeli nella chiesa di Sant’Ignazio, diede spazio a tutte le nuove fondazioni: “Gruppo Maria”, “La Resurrezione”, “Gesù ama” e tante altre realtà.  Il suo principio era “Omnia videre, multa dissimulare , pauca corrigere”. Un giorno lo sentii dire ai giovani preti “ ci vuole molta pazienza e attenzione perché questi gruppi quando nascono  sono accusati di comunismo e  crescendo rischiano di diventare fascisti”. Quando poi arrivò Papa Wojtyla accolse quanto Poletti aveva preparato dando impulso a quanto lo Spirito del dopo Concilio suscitava nella Chiesa.

Non posso non ricordare il suo amore al Seminario e l’attenzione alle vocazioni: i seminaristi sentivano Lui e, direttamente anche il Papa, il loro vescovo che imparavano ad amare.

Dopo venticinque anni dalla morte la sua memoria è viva  perché è vero quello che dice la Scrittura “opera enim illorum sequuntur illos

                                                                  +Giuseppe Mani

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