E’ particolarmente bello celebrare la festa dei santi che si sono conosciuti personalmente e, data la mia età, sono diversi: PaoloVI, Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta; altri in cammino verso quel riconoscimento ufficiale della Chiesa ma che il popolo di Dio già riconosce e venera.
La Canonizzazione è il gesto più alto di evangelizzazione che la chiesa compie: il Papa dichiara che la vita di una persona è stata conforme al Vangelo, direbbe Joseph Ratzinger nel suo “Gesù di Nazareth” che la vita dei santi è una forma di interpretazione del vangelo, una forma di esegesi. Vuoi saper cosa vuol dire Gesù quando dichiara “Lo avete fatto a me”? Guarda Madre Teresa, te lo dice con la sua vita.
A noi Madre Teresa ha molto da dire. La chiesa è attenta al sociale. Papa Francesco ha dato ai poveri un’attenzione particolare ed ha molto sottolineato la dimensione sociale della fede, e non poteva fare scelta più evangelica di questa. Non basta far del bene, fare della carità, va fatto secondo il Vangelo perché possa essere davvero cristiana. Possa chiamarsi carità. Si può assister i poveri anche facendo “Assistenza sociale”, facendo in maniera che non manchi niente ai cittadini in difficoltà. Una cosa è la carità e altra cosa l’assistenza sociale.
Può sembrare strano ma l’egoismo dell’uomo e l’azione del maligno può infiltrarsi anche nel fare la carità. Senza arrivare ai casi limite in cui c’è chi si serve dei poveri per arricchirsi; certamente è possibile sfruttare i poveri per i propri interessi che vanno dagli interessi economici a quelli pubblicitari che poi sono la stessa cosa.
Gesù lo aveva detto fin da principio precisando che la carità deve essere fatta con una riservatezza tale che” la destra non sappia quello che fa la sinistra”; in questi tempi in cui la pubblicità è tutto “esisto se mi vedono”, è un discorso che ha bisogno di riflessione che alla luce di Madre Teresa è possibile fare.
La vera carità cristiana ha per oggetto Dio: Dio è l’unico che può essere amato con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze perché solo Lui, che è infinito, può soddisfare il nostro desiderio infinito di amore. Soltanto se amiamo Dio riusciremo ad amare “il prossimo come noi stessi”, anzi, più di noi stessi, come ha fatto Gesù, modello unico del vero amore. Solo chi ha il cuore pieno dell’amore per Dio può fare le follie dell’amore. Come spiegare Camillo de Lellis, il Cottolengo e tutte le migliaia di loro seguaci che hanno dedicato la loro vita ai malati che gli altri hanno rifiutato. L’eutanasia è una forma educata per dire rifiuto e abbandono. Madre Teresa ci ha rivelato il suo segreto per cui ha lasciato il suo convento per andare tra i più poveri dei poveri: è stato lo stesso Gesù che per tre volte apparendogli Le ha chiesto di far questo e Lei, per Lui lo ha fatto.
Guglielmo da St. Thierry ha affermato “Tutto ciò che non è amore per Cristo è concupiscenza”. Cosa vuol dire? Che siamo talmente impastati di egoismo che anche facendo del bene ai fratelli ricerchiamo noi stessi, il nostro piacere, il nostro interesse. Anche senza volerlo strumentalizziamo coloro che con le migliori intenzioni vogliamo aiutare. In soldoni potremo sintetizzare così: per fare la carità cristiana ci vuole il cuore, serve il cuore perché i poveri vogliono soprattutto essere amati. L’assistenza sociale si può fare anche soltanto con le cose, a distanza, per delega. Madre Teresa ha precisato che Le missionarie della carità sono quelle che danno il bicchiere di acqua a chi ha sete non quelle che costruiscono gli acquedotti. E si guardano bene dal disprezzare chi costruisce gli acquedotti anche se è chiaro che la distanza dell’acquedotto da chi ha sete è maggiore della mano che offre il bicchiere di acqua.
Verrebbe da dire, non andiamo sul difficile, l’ottimo è il nemico del bene, facciamo quel che possiamo tenendo presente e chiudendo un occhio anche su quanto di interesse potrebbe esserci in chi aiuta il prossimo. Questa non è carità cristiana, è assistenza sociale.
La carità cristiana è sulla linea del dono, del puro dono, come opera Dio con noi, la caratteristica della carità cristiana è il cuore in azione e il disinteresse. Così ha operato Gesù e lo ha fatto per darci un esempio “perché lo facciamo anche noi”
Madre Teresa è stato un modello di carità cristiana e ci dice che non è un’utopia ma che è possibile.
Lascia la sua comunità pe andare tra gli ultimi senza che nessuno lo sappia, senza che i giornali ne diano notizia.
Gesù che l’aveva mandata non si fa più vedere magari a dirgli “Brava” e vive di pura fede.
Va tra i più poveri dei poveri e condivide la loro vita: ultima tra gli ultimi non con gli ultimi per essere la prima.
Perché ha fatto questo? Unica risposta: per amore di Gesù Cristo, perché Lui glielo ha chiesto, per soddisfare la sua “sete”.
Teresa ha amato Gesù col cuore ed ha lasciato il suo segreto a tutti noi, alle sue Figlie le “Missionarie della carità” che si impegnano a rimanere ameno due ore al giorno davanti all’Eucarestia perché assicurava che “Chi non riconosce Gesù nell’Eucarestia non può riconoscerlo nei poveri”.
Solo questo amore è un amore liberante, solo questo amore è segno messianico “i poveri saranno evangelizzati”. E’ terribile essere schiavizzati da chi ti ama, essere concupiti, peggio ancora strumentalizzati. Il Padre ci ha donato Teresa per evangelizzarci con la sua vita e fare di noi l’immagine di quel dono purissimo che è suo Figlio nel cui amore soltanto possiamo salvare l’uomo, tutto l’uomo.