Dio dell’uomo di oggi

Esaminando il terreno da evangelizzare la prima cosa da chiederci: che cosa pensa di Dio l’uomo di oggi? Le relazioni con Dio dell’uomo di oggi sono di una estrema diversità. Bisogna ricordare che la parola Dio esiste in tutte le lingue e in tutte le culture e sotto molteplici forme. Tanti pronunciano, invocano il nome di Dio in tante occasioni anche senza esserne probabilmente convinti.

Cosa pensare di queste espressioni: sono fede o no? Lutero nel suo catechismo al commento del Primo comandamento precisa: “Non avrai un altro Dio!, Risposta: C’è un Dio da cui dobbiamo aspettare ogni bene e in cui trovare rifugio nelle nostre debolezze. In modo che avere un Dio non significa altro che credere in Lui con tutto il cuore rimettendo in Lui ogni fiducia. Perché la fiducia e la fede del cuore fanno Dio e l’idolo. Se la fede e la fiducia sono vere anche il tuo Dio è vero , diversamente dove questa fiducia è falsa e ingiusta non è più il vero Dio. Perché la fede e Dio sono inseparabili.” Lutero insiste a giusto titolo sul versante della fede anche se è la Comunità dei credenti, la Scrittura e la tradizione cristiana che hanno un ruolo definitivo nel riconoscere il vero Dio. Ciò però non vuol dire che il riferimento a Dio con gesti simbolici possa garantire l’orientamento verso il vero Dio

Scrive Papa Francesco nell’Evagelli gaudium parlando della pietà popolare:“Solamente a partire dalla connaturalità affettiva che l’amore dà possiamo apprezzare la vita teologale presente nella pietà dei popoli cristiani, specialmente nei poveri. Penso alla fede salda di quelle madri ai piedi del letto del figlio malato che si afferrano ad un rosario anche se non sanno imbastire le frasi del Credo; o a tanta carica di speranza diffusa con una candela che si accende in un’umile dimora per chiedere aiuto a Maria, o in quegli sguardi di amore profondo a Cristo crocifisso. Chi ama il santo Popolo fedele di Dio non può vedere queste azioni unicamente come una ricerca naturale della divinità. Sono la manifestazione di una vita teologale animata dall’azione dello Spirito Santo che è stato riversato nei nostri cuori (cfr Rm 5,5).

Però la Parola Dio può essere usata a dei fini differenti. Nel secolo XVI certe pratiche presentavano Dio (indulgenze ed altri mezzi religiosi per finanziare i grandi lavori a Roma) in un modo più che discutibile, oggi Dio viene utilizzato a fini violenti nell’Islamismo e in altre contesti religiosi. Basta vedere l’utilizzo della parla Dio a fini politici. Che dire poi dell’uso di Dio nel male sotto le più diverse forme assurde e ingiuste: malefici, disgrazie, malattie ecc.

Altri lasciano la sfera spiriituale della tradizione giudaico cristiana per abbracciare l’Islamismo e altre religioni.

Altri poi cadono in un sincretismo di molte tradizioni non più rare in Europa.

La mobilità dei popoli e i viaggi sempre più facili e frequenti danno la possibilità a scambi da farsi ciascuno una immagine di Dio propria, frutto della somma delle varie esperienza, un vero sincretismo.

Dinanzi a questa situazione il cristiano deve parlare di Dio con grande delicatezza e attenzione . Conviene sempre partire dal punto di vista della situazione dell’altro e quando sorpresi e meravigliati dalla loro fede elementare ringraziare Dio riconoscendone la fonte.

Indirizzare a Dio e chiedere che ci introduca nella sua intimità e ci renda recettivi in rapporto a tutto ciò che non cessa di donarci. Accogliere il reale ed entrare nella prospettiva degli altri, compresa quella misteriosa di Dio. Presentare Dio rispettosi dell’altro senza volere dare una risposta a tutto suscita rispetto, gratitudine ed ammirazione. Questo si chiama criterio antropologico del discernimento. Si richiede che tutte le spiritualità e religioni mettano a disposizione le loro risorse di pace e di vivere insieme.

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