Il discernimento

Aiutati che Dio ti aiuta

Dio che ti ha creato senza di te, non vuol salvarti senza di te. Dio non ti ha chiesto il permesso per darti la vita, te l’ha donata sicuro di farti il più grande dono, ma da quel momento sei diventato suo partner: Dio non fa niente senza di te, ti vuole collaboratore in tutto. Non si tira indietro mai, ma ti vuole sempre in azione, seguendo le sue ispirazioni, sempre impegnato.

Per spiegarmi ti faccio l’esempio di alcuni personaggi ben noti: il profeta Isaia, Giovanni il Battista, ma anche Francesco di Assisi, Santa Caterina da Siena e tutti quelli che hanno pensato ad una riforma della Chiesa e della società. Presa coscienza, cominciano a parlare ed agire, lottano per superare l’apatia e la resistenza attiva e passiva, tutto sembra uscire dal loro proprio genio, dal loro temperamento eccezionale e dalla loro intelligenza. Molti pensano che un uomo che fa storia sia la storia che ha fatto lui, che sia un prodotto della sua epoca, della sua cultura e che in altre circostanze sarebbe rimasto nell’ombra. In una parola si va a cercare la ragione degli atti di un uomo al di fuori di lui stesso, nella sua storia, nella sua ereditarietà, nel contesto sociale in cui è vissuto. La Scrittura va più in là di tutto ciò che esiste, per essa è Dio stesso che ha scelto e prepara il profeta prima della sua nascita. Questa scelta viene da molto più lontano: fin dall’inizio del mondo. Se la cosa ci riempie di ammirazione può anche sconcertarci: allora è Dio che manipola la storia? Isaia e Giovanni come tutti gli altri sono telecomandati, programmati? E dove finisce la libertà umana se Dio conduce tutto. Perché le cose vanno così male? La Bibbia ci dice che tutto è rimesso nelle mani dell’uomo, ma questo ci interroga: come agisce Dio?

Dio è la potenza di vita, il dinamismo interiore che anima l’uomo e lo conduce alla ragione per cui è stato creato. Possiamo dire che tutto ciò che di bello e di buono si trova in noi ha la sua origine in Dio. «Senza di me non potete far nulla» dice Gesù. Tutto ciò che vive, vive in Lui. Ovviamente Dio creandoci continuamente e partecipandoci la vita, ci rende partecipi anche di ciò che lo caratterizza di più: la libertà. Considerata così l’azione di Dio su di noi più che una specie di condizionamento interiore appare come una chiamata: chiamata ad essere, ad essere di più. Ad essere «come Dio». La chiamata suppone una risposta. La creazione avviene attraverso la parola di Dio a cui risponde cominciando ad esistere. «Dio chiama le stelle per nome ed esse gli rispondono scintillando di gioia». Tutto è di Dio ma nello stesso tempo tutto è dell’uomo.

L’uomo è caratterizzato dall’attrazione di ciò che farà, di ciò che sarà, di ciò verso cui cammina. L’uomo è fatto da ciò che sceglie , da ciò che vuol fare, dal fine che si propone. Ciò che fa Isaia , ciò che lo suscita è fuori di lui , è davanti a lui: la salvezza di Israele, la luce portata fino ai confini della terra. Ciò che fa il Battista è il Cristo che viene e questo vale per ciascuno di noi: «ciò che è in noi non si è ancora manifestato», ma è quello che ci muove «fin dal seno materno». Ciò che fa Michelangelo è la Cappella Sistina. Al termine del cammino c’è sempre Cristo. È Lui l’immagine di Dio che dobbiamo realizzare. Per questo siamo venuti all’esistenza. Non saremo perfettamente noi stessi che alla fine dei tempi. La chiamata viene dal nostro avvenire. Dio è il nostro avvenire.

Dinanzi a questo piano di Dio su di noi è sconvolgente pensare che con la nostra libertà, il dono più alto che Dio ci partecipa, possiamo andare contro di Lui, contro quel piano di amore che ci porta alla vera nostra realizzazione, eppure è così : io ho la possibilità di sbagliarmi e di andare contro Dio.
Sono alla guida della mia vita e devo condurla sulla via giusta. Mi servono due cose: conoscere la strada e la patente di guida. Questo è il discernimento.

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