Era uno dei modelli della mia fanciullezza, quando, alunno dei salesiani, ci parlavano di lui che nel 1950 venne beatificato. Aveva incontrato Don Bosco che lo portò nel suo oratorio e a cui scrisse su un bigliettino: “Mi aiuti a farmi santo”. Aveva già capito che il fine della vita era la santità. E aveva trovato un educatore di prim’ordine.
Don Bosco, nella mia lunga esperienza di educatore, l’ho sempre invidiato proprio in rapporto a Domenico Savio.
Una mattina non videro a scuola Domenico e dopo averlo cercato lo trovarono in estasi dietro l’altare della chiesa, vicino al tabernacolo, dove si trovava dalla Messa del mattino. E’ sempre stata la mia fondamentale ambizione educare, avvicinando i giovani all’Eucarestia, ma nessuno dei miei alunni è arrivato a quanto arrivò l’alunno di Don Bosco! Sicuramente non si tratta degli alunni, ma del maestro.
Questo ragazzo aveva capito l’essenziale della vita cristiana e ne aveva fatto un programma già dalla Prima Comunione. “La morte, ma non peccati” dice anche a noi che consideriamo le nostre azioni soltanto nei confronti di noi stessi e dei nostri fratelli, dimenticando soprattutto il rapporto con Dio. E’ raro sentir dire che certe cose che avvengono, anche tra gli uomini di Chiesa, sono soprattutto peccato e gridano vendetta al cospetto di Dio e che solo Dio può rimediare, mentre a noi spetta la riparazione del peccato e del reato.
“I miei amici saranno Gesù e Maria”: aveva capito il desiderio di Dio di “essere amico degli uomini” e che la vita, se non si vogliono delusioni, deve appoggiarsi su questa duplice amicizia. E’ la sostanza della vita cristiana sulla bocca di un ragazzo, anche se faceva parte dell’oratorio di Don Bosco, cosa non indifferente.
Per il resto della sua vita basta consultare internet e cercare tutte le cose che si sanno di lui.
Da questo ragazzo, quindicenne, ci viene l’invito da parte del Signore di educare i nostri bambini fin dai primi anni di vita al senso di Dio, che vuole essere il primo amico dell’uomo, ed insegnare che Dio è presente nell’Eucarestia e che la prima cosa da evitare è quella di offendere Dio col peccato. E’ un programma educativo essenziale e chiaro, si sente che dietro c’era la mano di Don Bosco, uno dei più grandi educatori di tutti i tempi.
Peccato che Domenico Savio sia poco conosciuto. Mi raccontava don Ettore che andando a visitare la scuola elementare “Domenico Savio” e raccontando la vita del santo di cui la scuola portava il nome, colse la meraviglia della maestra, la quale candidamente confessò che credeva che Domenico Savio fosse un caduto in guerra.
Credo che sia importante far conoscere ai nostri ragazzi gli amici di Cristo e far fare amicizia con loro.