Ce l’abbiamo fatta - e speriamo che non siano le “ultime parole famose”! - a non essere le vittime del coronavirus. Almeno materialmente parlando, perché socialmente e psicologicamente siamo ammalati tutti. Non parlo poi di noi candidati al “coronagloriae”, in quanto vecchietti, perché la cosa prende davvero del pittoresco.
L’anno liturgico comincia col tempo dell’Avvento, l’attesa però è il sentimento che pervade tutto l’anno. L’Avvento è l’attesa di Cristo, poi quello della Sua manifestazione con l’Epifania, segue la quaresima in vista della Pasqua, poi l’attesa dello Spirito Santo. Il resto dell’anno è attesa della Sua venuta nella Gloria.
Quando un amico parte per il Paradiso è naturale ripensare alla strada che ha fatto e trattandosi di un prete, della strada fatta con Dio. Molta di quella strada l’abbiamo fatta insieme. Erano ancora i tempi in cui c’erano i seminari minori e quello della nostra diocesi era a Strada in Casentino, “il seminarino di Strada”. Da tutta la diocesi arrivavano una trentina di ragazzi della scuola media che frequentavano al vicino istituto salesiano.
“Dopo sessantadue anni di sacerdozio, trentadue di episcopato e ottantasei di vita ho pensato di offrire agli amici il frutto della mia esperienza”.
Anche quest’anno abbiamo fatto gli esercizi spirituali alla La Verna di cui vi avevo dato annuncio su questo sito “Cattedrale Web”.
Suscita un certo stupore la lettura dei giornali in cui si parla bene della chiesa e dei suoi vescovi. Eravamo abituati ad altri toni. Però sentir parlar bene di un amico fa sempre piacere e don Matteo è un amico anche se ci siamo frequentati poco.